L'invenzione della frontiera

Nell'ambito di "Migrazioni 2016" Federico Simonti presenta il suo ultimo libro presso il Centro Servizi Culturali di Oristano.

Federico Simonti presenta il libro L'invenzione della frontiera (Ed. Odoya)

Quando - Martedì 26 luglio 2016 ore 21:00
Dove - Giardino del Centro Servizi Culturali - Oristano

Dialoga con l'autore Luisanna Usai

Il Libro - Viaggio e frontiera si toccano, si sovrappongono, divengono parte l'uno dell'altra. Quale immagine potrebbe descrivere meglio l'assemblaggio dello sconfinato materiale relativo alla frontiera che viene proposto in questo libro? L'ambizione è quella di dar vita a una grande cornice, metafora di una delimitazione, capace di conferire una qualche unità narrativa a storie eterogenee. Interno ed esterno, vita e sogno, opera d'arte e muro bianco, conosciuto e sconosciuto: è sempre il momento della soglia a rappresentare l'unione dell'opposto. Così come la frontiera rappresenta la figura dell'equilibrio, un contorno sfuggente e mobile, ma pur sempre in grado di bilanciare spinte di separazione ed energie di legame. Federico Simonti indaga temi distanti legati da un filo conduttore comune: il tema della frontiera affrontato in modo interdisciplinare e globale. Si alternano quindi racconti immaginifici: gli artisti e la frontiera (Bruce Chatwin, Nicolas Bouvier, Walter Benjamin...); la frontiera del Far West, la Patagonia, i gauchos; ebrei e muri; l'impero ottomano e i suoi confini; le terre di mezzo: Mosca e La Mecca... e molto altro. Vicende di confine in cui si incontrano storia, letteratura, architettura, filosofia e antropologia. Le terre di confine raccontano la loro storia e il nostro presente. Scopriamo così, insieme a Zygmunt Bauman, che "Le frontiere, materiali o mentali, di calce e mattoni o simboliche, sono a volte dei campi di battaglia, ma sono anche dei workshop creativi dell'arte di vivere insieme, dei terreni in cui vengono gettati e germogliano (consapevolmente o meno) i semi di forme future di umanità".

Federico Simonti, livornese dal 1971 e ora residente a Parigi, lavora in mezzo ai libri come fotografo, editor, traduttore, autore. Per Odoya ha tradotto, tra gli altri, Parigi. L'invenzione di una città (2011) di Eric Hazan e Tokyo. Ritratto di città (2013) di Manuel Tardits. Ha scritto questo libro per celebrare la frontiera in cui si è imbattuto nei suoi viaggi e nelle sue letture. Vuole dedicare questo lyric essay a tutti coloro che, come lui, hanno avuto la forza di attraversare le mille frontiere che la vita ha messo loro davanti. A chi gli chiede perché viaggia così tanto, risponde con le parole di Cees Nooteboom: «Vedere cose che non capisci, scritte che non sei in grado di leggere, una lingua incomprensibile, una natura che ti respinge, modi di vita che non potresti condividere; ora tutto questo, sembrerà strano, lo vedo come una benedizione».

Su barche di carta siamo partiti
su barche, lasciando la terra,
cercando la terra.
Su barche di carta siamo partiti,
trovando la terra, su barche di carta


La locandina [file. pdf]